A che età il bambino inizia a camminare? Le tappe dello sviluppo motorio

Uno dei momenti più emozionanti per i genitori è vedere il proprio bambino muovere i primi passi. Tuttavia, il processo che porta un bambino a camminare è complesso e coinvolge diverse tappe motorie. In questo articolo esploreremo a che età i bambini iniziano generalmente a camminare, quali sono le fasi precedenti e come i genitori possono supportare questo importante traguardo.

Le tappe dello sviluppo motorio: da neonati a camminatori

1. Controllo del capo (0-3 mesi)
Il controllo della testa è il primo passo verso il movimento. Durante i primi mesi, il bambino impara a sollevarla quando è disteso a pancia in giù, rafforzando i muscoli del collo e della schiena.

2. Rotolamento (3-6 mesi)
Il bambino inizia a rotolare da un lato all’altro, un’importante fase per lo sviluppo della coordinazione.

3. Stare seduti (6-8 mesi)
A questa età, i bambini sviluppano la capacità di stare seduti senza supporto, rafforzando il tronco e migliorando l’equilibrio.

4. Gattonamento (7-10 mesi)
Molti bambini iniziano a gattonare in questa fase, esplorando l’ambiente circostante e preparando i muscoli delle gambe per il cammino. Tuttavia, non tutti i bambini gattonano: alcuni preferiscono muoversi strisciando o saltando questa fase.

5. Stare in piedi con supporto (9-12 mesi)
Il bambino inizia ad alzarsi in piedi aggrappandosi a mobili o alle mani dei genitori. Questo passaggio aiuta a sviluppare forza e stabilità nelle gambe.

6. Primi passi (12-18 mesi)
La maggior parte dei bambini muove i primi passi autonomamente tra i 12 e i 18 mesi. Alcuni possono iniziare prima, mentre altri richiedono più tempo, senza che ciò indichi necessariamente un problema.

Variabilità nel camminare: cosa è normale?

Non esiste un’età precisa per iniziare a camminare. Fattori che influenzano i tempi includono:

  • Genetica: I tempi possono essere simili a quelli dei genitori.
  • Peso e corporatura: Bambini più robusti possono impiegare più tempo a sviluppare l’equilibrio.
  • Personalità: Bambini più cauti tendono a camminare più tardi rispetto a quelli più temerari.

Il tempo massimo per il raggiungimento della deambulazione è di 16 mesi, se il bambino a questa età ancora non ha acquisito la tappa di sviluppo è consigliabile approfondire tramite una visita neuropsichiatrica infantile.

Come incoraggiare il bambino a camminare

1. Fornire supporto adeguato

  • Offri al bambino superfici sicure su cui esercitarsi, come tappeti morbidi.
  • Usa giocattoli spingibili, che aiutano a sviluppare equilibrio e sicurezza.

2. Stimolare il movimento

  • Posiziona oggetti interessanti appena fuori portata per incoraggiare il bambino a muoversi.
  • Loda ogni piccolo progresso per rafforzare la fiducia.

3. Evitare ausili inappropriati

  • Evita di utilizzare girelli, che possono interferire con lo sviluppo naturale del camminare e causare incidenti.

4. Favorire il movimento libero

  • Permetti al bambino di trascorrere tempo scalzo per migliorare l’equilibrio e rafforzare i muscoli dei piedi.

Quando preoccuparsi?

È opportuno consultare il neuropsichiatra se:

  • Il bambino non mostra interesse a stare in piedi o muoversi entro i 12 mesi.
  • Non cammina entro i 18 mesi.
  • Mostra asimmetrie nei movimenti (es. uso eccessivo di un lato del corpo).
  • Ha difficoltà significative nell’equilibrio o debolezza muscolare.

Il neuropsichiatra potrebbe suggerire una valutazione più approfondita da parte di un fisioterapista o di un neurologo pediatrico.

Camminare è una tappa importante, ma ogni bambino ha i suoi tempi. Con pazienza e supporto, la maggior parte dei bambini raggiunge questo traguardo senza problemi. Importante è tenere a mente l’età per il raggiungimento.

Quando il linguaggio tarda a comparire: cause, segnali e come intervenire

Lo sviluppo del linguaggio nei bambini segue generalmente un percorso prevedibile, con i primi suoni intorno ai 6 mesi e le prime parole significative entro i 12 mesi. Tuttavia, alcuni bambini possono presentare un ritardo nello sviluppo del linguaggio, generando preoccupazione nei genitori. In questo articolo esploreremo le possibili cause, i segnali di allarme e le strategie per stimolare il linguaggio nei bambini.

Tappe tipiche dello sviluppo del linguaggio

  • 0-6 mesi: Produzione di suoni (vocalizzi e lallazione).
  • 6-12 mesi: Prime sillabe ripetute (es. “ma-ma”) e comprensione di parole semplici.
  • 12-18 mesi: Prime parole con significato. Il bambino dovrebbe essere in grado di comprendere semplici istruzioni.
  • 18-24 mesi: Vocabolo di circa 50 parole e combinazioni di due parole (es. “mamma pappa”).
  • 2-3 anni: Frasi più complesse e vocabolario in rapida espansione.

Quando queste tappe vengono significativamente ritardate, è importante approfondire le possibili cause.

Cause del ritardo del linguaggio

1. Fattori ambientali

  • Mancanza di stimoli linguistici (es. scarsa interazione verbale con i genitori).
  • Esposizione a più lingue in contemporanea può rallentare inizialmente la produzione, ma non la comprensione.

2. Problemi uditivi

  • Una perdita dell’udito, anche lieve, può compromettere lo sviluppo del linguaggio.

3. Disturbi neurologici o genetici

  • Condizioni come l’autismo, la paralisi cerebrale o la sindrome di Down possono influire sul linguaggio.

4. Disturbo primario del linguaggio (DPL)

  • Si tratta di un ritardo specifico nel linguaggio senza altre cause apparenti.

5. Fattori prematuri o perinatali

  • Neonati prematuri o con complicazioni alla nascita possono essere più a rischio di ritardi nello sviluppo.

Segnali di allarme per un ritardo nel linguaggio

È consigliabile consultare il pediatra o un logopedista se il bambino:

  • A 12 mesi: Non balbetta o non dice parole semplici come “mamma”.
  • A 18 mesi: Non usa almeno 10 parole significative.
  • A 24 mesi: Non combina due parole (es. “voglio pappa”).
  • Dopo i 2 anni: Non sembra comprendere semplici richieste (es. “porta il libro”).
  • Qualsiasi età: Smette di usare parole o suoni che aveva già acquisito.

Come stimolare il linguaggio del bambino

1. Parlare frequentemente

  • Descrivi le attività quotidiane: “Ora mangiamo la pappa” o “Guarda il gatto!”
  • Usa frasi brevi e chiare, ma ricche di contenuto.

2. Leggere libri illustrati

  • Scegli libri adatti all’età con immagini grandi e colorate. Indica gli oggetti e nominali insieme al bambino.

3. Canto e musica

  • Canzoni e filastrocche aiutano a sviluppare la memoria uditiva e il riconoscimento delle parole.

4. Stimolare l’imitazione

  • Usa giochi interattivi che coinvolgono parole semplici come “ciao” e “grazie”.

5. Evitare la tecnologia

  • Troppo tempo davanti a schermi può ridurre l’interazione verbale e rallentare il linguaggio.

Quando consultare un esperto

Se i genitori notano segnali di ritardo, è fondamentale agire tempestivamente. Una valutazione neuropsichiatrica infantile può individuare eventuali problemi e proporre interventi mirati. Inoltre, il neuropsichiatra può consigliare ulteriori esami (es. test dell’udito) Il ritardo nel linguaggio non deve essere motivo di panico, ma va affrontato con attenzione. Con il giusto supporto, la maggior parte dei bambini può recuperare il gap. Se le tappe non vengono raggiunte è importante intervenire tempestivamente. Aspettare non serve. 

I rischi della prematurità e come affrontarli

La prematurità, ovvero la nascita prima delle 37 settimane di gestazione, interessa circa il 10% delle nascite nel mondo. I neonati prematuri possono affrontare sfide significative, poiché non hanno avuto il tempo di completare lo sviluppo intrauterino. In questo articolo esploreremo i rischi principali associati alla prematurità, i segnali di allarme e le strategie per supportare il bambino prematuro.

Che cos’è un neonato prematuro?

I neonati prematuri si classificano in base all’età gestazionale:

  • Late preterm (34-36 settimane): Meno complicazioni rispetto ad altre categorie, ma rischio di immaturità polmonare o difficoltà alimentari.
  • Molto prematuri (28-33 settimane): Rischi maggiori per organi vitali ancora in sviluppo.
  • Estremamente prematuri (<28 settimane): Richiedono cure intensive per la sopravvivenza.

Principali rischi della prematurità

1. Problemi respiratori
I polmoni dei neonati prematuri spesso non sono completamente sviluppati. Condizioni come la sindrome da distress respiratorio (RDS) sono comuni, specialmente nei neonati estremamente prematuri.

2. Difficoltà nella termoregolazione
La mancanza di grasso corporeo impedisce al neonato di mantenere una temperatura stabile, aumentando il rischio di ipotermia.

3. Problemi neurologici
Lo sviluppo incompleto del cervello aumenta il rischio di:

  • Emorragia intraventricolare (IVH).
  • Ritardi nello sviluppo cognitivo e motorio.

4. Vulnerabilità alle infezioni
Il sistema immunitario immaturo rende il neonato più suscettibile a infezioni come sepsi e meningite.

5. Difficoltà alimentari e di crescita
Il tratto digestivo potrebbe non essere completamente sviluppato, causando difficoltà nell’assunzione e nell’assimilazione del cibo.

6. Problemi a lungo termine
I neonati prematuri sono più a rischio di:

  • Ritardi nel linguaggio e nello sviluppo motorio.
  • Problemi comportamentali e di apprendimento.
  • Condizioni croniche come asma o ipertensione.

Come supportare il neonato prematuro

1. Cure in terapia intensiva neonatale (TIN)
I neonati prematuri spesso necessitano di un periodo in TIN, dove possono ricevere:

  • Ossigeno o ventilazione assistita.
  • Nutrizione parenterale o tramite sondino.
  • Monitoraggio costante delle funzioni vitali.

2. Kangaroo care
Questa tecnica, che prevede il contatto pelle a pelle, aiuta a:

  • Stabilizzare la temperatura corporea.
  • Rafforzare il legame genitore-bambino.
  • Favorire la crescita e lo sviluppo neurologico.

3. Follow-up regolari
I neonati prematuri richiedono visite pediatriche frequenti per monitorare la crescita, lo sviluppo neurologico e la salute generale.

4. Alimentazione appropriata
Il latte materno è particolarmente benefico per i neonati prematuri, poiché offre nutrienti essenziali e protegge dalle infezioni. In caso di difficoltà, si può ricorrere al latte donato o a formule specializzate.

Quando preoccuparsi?

È importante contattare il pediatra se il neonato prematuro:

  • Non guadagna peso in modo adeguato.
  • Mostra segni di difficoltà respiratoria (es. apnea o respiro affannoso).
  • Ha difficoltà persistenti nell’alimentazione.
  • Non raggiunge le tappe di sviluppo attese.

La prematurità rappresenta una sfida, ma con le giuste cure e un supporto adeguato, molti neonati prematuri crescono sani e raggiungono il loro pieno potenziale. Condividi questo articolo con altri genitori per sensibilizzare sull’importanza di un’assistenza tempestiva e appropriata ai neonati prematuri.

Lo sviluppo del neonato da 0 a 12 mesi

Il primo anno di vita di un neonato è una fase straordinaria, caratterizzata da rapidi cambiamenti fisici, cognitivi ed emotivi. Comprendere queste tappe dello sviluppo è fondamentale per i neo-genitori, poiché permette di monitorare la crescita del bambino e favorire il suo benessere. In questo articolo esploreremo le principali fasi di sviluppo mese per mese, fornendo indicazioni utili per ogni momento.

Sviluppo mese per mese

0-3 mesi: il periodo di adattamento
Durante i primi tre mesi, il neonato si adatta al mondo esterno. Le tappe principali includono:

  • Fase motoria: I movimenti sono riflessi (es. il riflesso di Moro) e gradualmente iniziano a diventare più controllati.
  • Comunicazione: Iniziano i primi vagiti e sorrisi sociali verso la fine del terzo mese.
  • Vista e udito: Il bambino inizia a seguire gli oggetti con lo sguardo e riconosce la voce dei genitori.

4-6 mesi: maggiore interazione

  • Motricità: Compare la capacità di rotolare e tenere la testa sollevata con maggiore stabilità.
  • Socialità: Inizia a ridere e a interagire attivamente con le persone.
  • Coordinazione mano-occhio: Prova a raggiungere e afferrare oggetti.

7-9 mesi: esplorazione

  • Motricità avanzata: La maggior parte dei bambini inizia a gattonare, sebbene alcuni preferiscano spostarsi in altri modi.
  • Comunicazione: Si sviluppano i primi balbettii (es. “ma-ma” o “da-da”).
  • Sviluppo cognitivo: Inizia a comprendere la permanenza degli oggetti (un oggetto nascosto esiste ancora).

10-12 mesi: primi passi e parole

  • Camminare: Molti bambini iniziano a muovere i primi passi, sebbene non sia una regola fissa.
  • Parole semplici: Alcuni iniziano a dire parole come “mamma” e “pappa” con intenzione.
  • Indipendenza: Mostrano interesse per il gioco autonomo e imitano gesti degli adulti.

Come supportare lo sviluppo del bambino

  1. Giocare attivamente: Fornire giochi adatti all’età per stimolare lo sviluppo motorio e cognitivo.
  2. Interagire costantemente: Parlare e cantare al bambino favorisce lo sviluppo del linguaggio.
  3. Monitorare la crescita: Consultare il pediatra per verificare che il bambino stia rispettando le tappe principali, senza ansia eccessiva per eventuali ritardi.

Quando preoccuparsi?

Ogni bambino segue il proprio ritmo, ma è importante consultare il pediatra se:

  • Non risponde agli stimoli visivi o sonori entro i 3 mesi.
  • Non tenta di rotolare o sedersi con supporto entro i 6 mesi.
  • Non balbetta o non mostra interesse per il movimento entro i 9 mesi.

Il primo anno di vita del tuo bambino è ricco di cambiamenti e scoperte. Seguire con attenzione queste tappe permette di sostenere al meglio la sua crescita. Condividi questo articolo con altri neo-genitori per aiutarli a conoscere meglio questa meravigliosa fase della vita.

Back to School: Prepararsi per un Nuovo Anno Scolastico Sicuro, Sereno e Inclusivo

Un nuovo anno scolastico è alle porte e, con esso, un mix di emozioni per bambini, genitori e insegnanti. Entusiasmo per l’apprendimento, nuove amicizie e avventure, ma anche un pizzico di ansia per il rientro in classe, la routine e le sfide che ne derivano.

Come Centro Creea, specializzato nella neuropsichiatria infantile, vogliamo supportare tutti gli attori coinvolti in questo delicato passaggio, offrendo consigli utili per un back to school sereno, sicuro e inclusivo, con un focus particolare sugli aspetti medico-psicologici e didattici.

1. Benessere Globale: Valutazione e Prevenzione

Prima del rientro a scuola, è fondamentale programmare una visita dal neuropsichiatra infantile o dal pediatra per una valutazione completa che includa:

  • Valutazione dello sviluppo neuropsichico: Verifica delle funzioni cognitive (apprendimento, memoria, attenzione), linguistiche (linguaggio, comunicazione), motorie (coordinazione, controllo del movimento) e sociali (comportamento, interazione).
  • Identificazione di eventuali disturbi: Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), disturbo dello spettro autistico (DSA), disturbi del linguaggio e della comunicazione, disturbi del comportamento e dell’umore.
  • Esclusione di altre patologie: Inquadramento completo delle condizioni di salute fisica e mentale del bambino per individuare eventuali problematiche che potrebbero influenzare il suo percorso scolastico.

In caso di diagnosi di un disturbo neuropsichiatrico, è importante attivare precocemente i necessari interventi di supporto per favorire il miglior sviluppo possibile del bambino.

2. Routine e Organizzazione: Creare un Ambiente Favorevole all’Apprendimento

Stabilire una routine quotidiana ben definita, che includa orari regolari per sonno, pasti, studio e attività fisica, può aiutare il bambino a riadattarsi al ritmo scolastico e a sentirsi più sicuro e organizzato.

  • Creare uno spazio dedicato allo studio: Un angolo tranquillo e ben illuminato, con tutto il materiale necessario a portata di mano, favorisce la concentrazione e la produttività.
  • Incoraggiare l’autonomia: Coinvolgere il bambino nella preparazione della borsa scolastica, nella scelta dell’abbigliamento e nell’organizzazione del proprio spazio lo aiuta a sviluppare un senso di responsabilità e indipendenza.
  • Utilizzare strumenti di supporto: Agenda, diario, calendario, app dedicate possono aiutare il bambino a pianificare le attività, gestire i compiti e tenere traccia degli impegni.

3. Comunicazione Aperta e Ascolto Attivo: Dialogo e Collaborazione tra Famiglia, Scuola e Professionisti

Mantenere una comunicazione aperta e costante tra famiglia, scuola e professionisti è fondamentale per comprendere le emozioni, i timori e le aspettative del bambino e per creare un ambiente di supporto e collaborazione.

  • Ascolto attivo: Dedicare tempo al bambino, senza distrazioni, per ascoltare le sue preoccupazioni e i suoi racconti scolastici.
  • Dialogo aperto: Parlare con il bambino delle sue esperienze a scuola, sia positive che negative, incoraggiandolo ad esprimere liberamente i suoi sentimenti.
  • Validare le emozioni: Riconoscere e accettare le emozioni del bambino, anche quelle negative, lo aiuta a sentirsi compreso e supportato.
  • Favorire la comunicazione scuola-famiglia: Collaborare attivamente con gli insegnanti per monitorare il progresso scolastico del bambino, individuare eventuali difficoltà e sviluppare strategie di supporto condivise.
  • Reunioni periodiche: Partecipare attivamente a riunioni e colloqui individuali con gli insegnanti e i professionisti coinvolti per discutere il percorso educativo del bambino e definire gli interventi più adeguati.

4. Affrontare le Difficoltà: Piani Personalizzati e Strumenti Specifici

  • Valutazione Approfondita: Collaborare con la scuola per richiedere una valutazione neuropsichiatrica e definire le aree di maggior difficoltà del bambino.
  • Piani Educativi Individualizzati (PEI): Lavorare insieme agli insegnanti e al team scolastico per elaborare un PEI che definisca obiettivi specifici, strategie di apprendimento personalizzate, strumenti di supporto e misure di valutazione dei progressi.
  • Adattamento Didattico: Modificare le attività e i metodi di insegnamento per adattarli alle esigenze individuali del bambino, favorendo il suo apprendimento e la sua partecipazione attiva in classe.
  • Supporto Personalizzato: Fornire al bambino il supporto didattico e psicologico adeguato, garantendo un ambiente scolastico inclusivo e accogliente.
  • Terapie Mirate: Logopedia, terapia occupazionale, neuropsicomotricità, terapia comportamentale e sostegno psicologico possono aiutare il bambino a superare le sue difficoltà e a raggiungere il suo pieno potenziale.
  • Ausili Didattici e Tecnologie Assistive: Utilizzare strumenti specifici e tecnologie innovative per compensare le limitazioni funzionali del bambino e favorire la sua autonomia e indipendenza.

5. Formazione e Sensibilizzazione: Un Impegno Continuo per Tutti gli Attori

  • Formazione per Insegnanti e Personale Scolastico: Organizzare corsi di formazione sui bisogni specifici dei bambini con disturbi neuropsichiatrici, favorendo una comprensione profonda delle loro difficoltà e strategie di supporto efficaci.
  • Sensibilizzazione per gli Alunni: Promuovere attività di educazione inclusiva e sensibilizzazione tra i compagni di classe per creare un ambiente scolastico accogliente e rispettoso delle diversità.
  • Collaborazione con le Famiglie: Coinvolgere attivamente i genitori nel processo di valutazione, definizione del piano di intervento e monitoraggio dei progressi del bambino.
  • Supporto Psicologico per le Famiglie: Offrire ai genitori un supporto emotivo e informativo, aiutandoli a comprendere le difficoltà del bambino e a sviluppare strategie di supporto efficaci a casa.
  • Formazione Continua per i Professionisti: Garantire una formazione continua e aggiornata ai neuropsichiatri infantili, psicologi, logopedisti, terapisti occupazionali e altri professionisti coinvolti nel supporto ai bambini con neurodiversità.

Insieme, possiamo rendere il back to school un’esperienza positiva, ricca di apprendimento e inclusiva per tutti i bambini.

Centro Creea è al vostro fianco per offrire supporto e consulenza neuropsichiatrica a bambini e adolescenti, aiutandoli a raggiungere il loro pieno potenziale e a vivere una vita serena e appagante.

Ricorda: Ogni bambino è unico e speciale, con le sue potenzialità e i suoi bisogni specifici. Con il giusto supporto, le giuste strategie e un lavoro di rete tra famiglia, scuola e professionisti, ogni bambino può superare le sue difficoltà e raggiungere il suo pieno potenziale.

Contattaci per maggiori informazioni o per prenotare un appuntamento.

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